Spesso e volentieri, quando si pensa agli oggetti preziosi che possono diventare importanti accessori nel modo di vestirsi per le più disparate occasioni, è facile individuare quelli in oro puro come i più belli. Quando, però, si può parlare effettivamente di oro puro e cosa significa la titolazione dell’oro? Si tratta di aspetti fondamentali da sapere prima di effettuare qualsiasi tipo di acquisto o di regalo.

È interessante mettere in evidenza come, per poter raggiungere un livello di purezza dell’oro pari al 99,999%, esistono degli impianti appositi, in cui si verifica l’affinazione oro. Al di là di questo aspetto, per poter capire effettivamente quale sia il valore della lega che caratterizza il prezioso che abbiamo davanti, c’è un criterio ben preciso da seguire.

Ovvero, il quantitativo di oro presente deve essere individuato e riportato in maniera precisa e chiara, rispettando tra l’altro quelle che sono le principali norme condivise in ambito europeo. Quindi, il titolo dell’oro si può individuare in base a due scale, che hanno trovato riconoscimento praticamente a livello planetario. Si tratta da un lato della scala dei carati e, dall’altro, della scala dei millesimi.

Quando si è in presenza della stessa titolazione, ecco che ci si trova di fronte all’oro denominato 24k oppure oro 999. È chiaro che in questa seconda denominazione è più facile intuire come ci sia una percentuale che viene espressa in millesimi, mentre l’individuazione dei carati non è altrettanto intuitiva da questo punto di vista.

A cosa servono i carati dell’oro

Ebbene, quando si parla del carato, si fa riferimento a quella specifica unità di misura che riguarda il grado di purezza dell’oro che si trova all’interno di uno specifico oggetto. Nella maggior parte dei casi, la scala che viene impiegata per tale classificazione è espressa in 24esimi.

Il livello più alto di purezza raggiungibili è quello pari a 24 carati, e corrisponde al molto più facilmente identificabile oro puro. Si tratta dell’oro di cui sono formati i lingotti, per intenderci, e viene individuato anche come oro 999. In presenza dell’oro a 22 carati, invece, si tratta dell’oro giallo, che viene impiegato nella maggior parte dei casi per la realizzazione delle monete, ma molto meno comunemente viene usato per creare dei gioielli.

L’oro a 18 carati, invece, è quello senz’altro maggiormente diffuso sul territorio italiano per la realizzazione dei gioielli. Giusto per fare un esempio con un oggetto che in tanti hanno a casa, spesso la catenina che si porta al collo è proprio contenente oro a 18 carati. La titolazione in millesimi che viene riportata è pari a 750.

Convenzionalmente, invece, negli Stati Uniti le cose sono differenti, dal momento che per la realizzazione di buona parte degli oggetti preziosi viene impiegato l’oro a 14 carati. Il motivo è legato soprattutto alla maggiore resistenza e al fatto che durano più a lungo. In realtà, si tratta di uno scenario che coinvolge anche gli Stati presenti nella parte più a nord e a est del continente europeo. Il fatto di avere un oro da 14 carati corrisponde a un’espressione millesimale pari a 585. La parte restante del gioiello viene realizzata con altri metalli, come ad esempio il rame, piuttosto che l’argento.

La valutazione dell’oro usato

Come si può facilmente intuire, è chiaro che il valore dell’oro da 24 carati e quello da 18 carati sarà molto differente. Il motivo è legato al fatto che in un caso è necessario effettuare una sottrazione del peso dei metalli che non sono oro presenti nell’oggetto rispetto al peso complessivo. È chiaro, quindi, che il valore di 100 grammi di oro da 24 carati sarà molto più alto in confronto a 100 grammi di oro da 18 carati. Attenzione, quindi, sempre e comunque alla lega in oro con cui sono stati creati gli oggetti preziosi che avete intenzione di comprare.